conoscere cuba nella sua realtà
Cubareale - Niki
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Sincretismo, spiritualità e magia sono alcune delle caratteristiche fondamentali
della Santeria
Cubana, di cui la Regla de Ocha’ è il ramo principale
Le radici della Regla affondano nel continente africano, in particolare in Nigeria, paese da cui provenivano
la maggior parte degli schiavi portati dagli spagnoli nelle piantagioni cubane. Credevano in un universo
popolato di spiriti e divinità associate agli elementi della natura e pertanto vicine e materiali abbastanza
da poter comunicare con gli uomini e influire nella loro esistenza quotidiana tanto positivamente
quanto negativamente.
Proprio in funzione di questa vicinanza delle divinità, dell’assenza di differenze sostanziati tra il mondo
dei viventi e quello degli spiriti, la magia diventa il mezzo principale di comunicazione
e di intervento sulla natura con un obiettivo che ha un’unica aspirazione e tanti cammini:
la felicità.
Una volta esportata nelle regioni caraibiche la religione Yoruba
(il nome delle tribù e della lingua degli schiavi nigeriani) continua a mantenersi viva e a evolvere
in funzione dell’ambiente in cui gli schiavi si trovano a vivere. Le conoscenze dei più anziani,
di quanti erano nati in Africa e possedevano l’essenza più pura e potente della religione,
venivano trasferite alle generazioni successive in forma assolutamente orale e mai completa.
La religione Yoruba ha infatti carattere esoterico: ai misteri più profondi si accede solo in
funzione dei diversi livelli di iniziazione.
Nel corso degli anni, quindi, solo pochissimi uomini e donne conservarono e trasmisero
ai loro successori il sapere Yoruba più profondo, ma l’impianto generale della religione
e il linguaggio Yoruba continuarono a trasmettersi raggiungendo anche la società bianca
dei padroni spagnoli.
Il contatto della Regla con il mondo dei bianchi, i cattolicissimi spagnoli, produsse una prima
conseguenza nel divieto assoluto di professione e pratica di religioni pagane imposto agli chiavi
delle piantagioni e nell’obbligo alla conversione al cattolicesimo.
Gli schiavi vennero battezzati, venne loro attribuito un nome spagnolo e i gesuiti iniziarono l’opera
di evangelizzazione insegnando loro i fondamenti del cristianesimo.
L’ingresso della nuova religione fu tutt’altro che conflittuale per i seguaci della Regla, abituati a
una grande elasticità dei principi e dei fondamenti religiosi e all’assenza di una verità assoluta
da difendere ad ogni costo. Non fu difficile per loro, quindi, assimilare alcuni precetti biblici,
per molti aspetti vicinissimi alle tradizioni Yoruba e, in apparenza, accettare la ritualità cristiana.
In realtà, le Figure dei danti cristiani e le vicende narrate dalla Bibbia vennero sistematicamente
conglobate nel pantheon della Regla e assimilate agli spiriti e alle divinità yoruba,
dando vita alla religione sincretica che caratterizza l’intero Caribe e parte dell’America Latina
con i nomi di Santeria, Voodo, Cordon Bleu ecc, a seconda del paese in cui viene praticata.
Dio onnipotente, Olofi, viveva in uno spazio infinito, fatto solo di fuoco,
fiamme e vapore densissimi.
Era così che Olofi voleva l’universo. Ma venne il giorno in cui si annoiò della solitudine e decise
che era arrivato il momento di abbellire quel paesaggio tanto cupo e ostile. Liberò la sua potenza
così da far scendere acqua a torrenti. Alcuni elementi solidi si opposero al suo attacco e così si
formarono enormi voragini nella roccia: l’oceano vasto e misterioso dove risiede Olokun.
Nei punti più accessibili prese dimora Yemayà, vibrante nei suoi colori, l’azzurro e l’argento.
Yemayà fu dichiarata madre universale, madre degli Orisha. Dal suo ventre uscirono la luna
e le stelle, il secondo passo della creazione.
Olordumare, Obatalà, Olofi e Yemayà decisero che il fuoco, spento in alcune zone,
e ancora forte in altre, venisse completamente assorbito dalle viscere della terra,
attraverso il temuto e venerato Aggayù Sola, rappresentato dal vulcano e dai misteri delle profondità.
Mentre si spegneva il fuoco, le ceneri si sparsero ovunque, formando la terra, rappresentata da Orichaoko,
che le diede forza al punto da permettere la nascita degli alberi, dei frutti e delle erbe.
Nei boschi si aggirava Osain, con la sua saggezza antica sulle facoltà mediche delle essenze
e delle erbe. Nacquero così anche le paludi. Da quelle acque stagnanti si originarono le epidemie,
personificate da BabalùAye.
Yemayà la saggia, la generosa, madre di tutto e di tutti, decise di dare delle vene alla terra e
creò i fiumi di acqua dolce e potabile, perché Olofi potesse creare gli esseri umani.
Fu così che nacque Ochun. Le due si unirono in un abbraccio di amicizia che diede al mondo
un’inestimabile ricchezza.
Olofi decise di ritirarsi e di vivere lontano, dietro il sole, Olorun, e lasciò come suo rappresentante
ed esecutore dei suoi ordini Obatalà, il quale creò gli esseri umani. Ma iniziò un vero disastro.
Obatalà, tanto puro, bianco e pulito cominciò a soffrire per le intemperanze degli uomini.
Stanco di tanta sporcizia, si innalzò per vivere tra le nubi. Da lì iniziò a osservare
il comportamento degli uomini e si rese conto che qualcosa non andava.
Olofi si era dimenticato di creare la morte.
(tradotto da : Opolopo Owo, di Natalia Bolìvar Arostequi, La Habana 1994).
La natura non è buona né cattiva. Esseri viventi, uomini, spiriti, divinità, pensieri e azioni
non sono né buoni né cattivi, non in senso assoluto.
La religione Yoruba non ha comandamenti né un’etica basata su principi assoluti e universali,
ma si basa su una spinta apparentemente semplice e banale: la ricerca della felicità.
Bene è ciò che rende felici, male ciò che fa soffrire. Questo non significa che l’essere umano
sia legittimato a compiere ogni tipo di azione sulla base del proprio benessere
o di un egoistico piacere. La felicità dell’individuo, infatti, non esiste se non si inserisce all’interno
di un quadro naturale e spirituale armonioso, in equilibrio. Salute, benessere materiale,
felicità amorosa sono gli ingredienti fondamentali per rendere un essere umano sereno,
ma non sono raggiungibili se gli elementi di cui è composto l’ambiente in cui l’individuo
esiste e agisce non sono ciascuno in equilibrio rispetto agli altri. E in questi elementi sono
compresi gli altri individui che interagiscono con lui, gli spiriti che lo accompagnano,
gli orisha o santi, l’ambiente in cui vive.
Buona diventa perciò ogni azione che si muove verso il raggiungimento di questo equilibrio
e cattiva ogni azione che lo rompe o che provoca degli squilibri.
Se qualcosa non funziona nella vita di un aderente alla Regla, se è ammalato, se non trova l’amore,
se non riesce ad avere denaro sufficiente, la prima cosa da fare è scoprire il punto di squilibrio
e la seconda agire con riti o magie per ricomporre il quadro.
Entra in gioco il ruolo della divinazione, della Regla de Ochà non solo per conoscere gli eventi futuri,
funzione in realtà secondaria, ma soprattutto per mettere in comunicazione gli individui con il loro
mondo spirituale, comprendere i motivi profondi degli eventi presenti e agire in modo da prevenire
quelli futuri. I metodi di divinazione sono tantissimi: dal trans di persone particolarmente sensibili
al potere di possessione degli spiriti, al lancio di pezzi di cocco e di conchiglie, fino al più elevato
e complesso sistema divinatorio Yoruba, chiamato Ifà ed esclusivo territorio di conoscenza
e pratica dei babalawos, messaggeri di Orula.
Saranno gli stessi spiriti e gli Orisha a indicare alla persona le vie da seguire per migliorare la vita,
magari anche attraverso alcuni tabù, cose o azioni che la persona dovrà evitare se non vuole
incorrere in problemi e difficoltà. Sono questi principi pratici assolutamente quotidiani,
che riguardano le abitudini alimentari e i costumi di vita, variabili da persona a persona e
sempre espressi sotto forma di consiglio, mai di imposizione.
Sono il bene, secondo Ochà.
“ Magia, mistero, superstizione, filtri d'amore e di morte, in un miscuglio magico
animico e sensuale, la Santeria, la vera religione di Cuba, si rifà ad antichi retaggi
africani e spagnoli, confondendo in un mix al di fuori delle nostre concezioni
ed aspettative, il sacro ed il profano…”
Ogni singola azione religiosa degli appartenenti alla Regla de Ochà è scandita da rituali e da
pratiche magiche molto diversi tra loro, ma tutti con un obiettivo sostanziale: mettere in
comunicazione gli esseri umani con l’universo degli spiriti, siano essi gli spiriti defunti o
quelli degli Orishas.
Una parte dei rituali possono essere compiuti da qualunque fedele, senza intermediazioni.
Ma tutti i rituali fondamentali della Santeria richiedono la presenza di intermediari iniziati
ai misteri della religione, ciascuno con la propria “specializzazione”. I medium, o spiritisti,
presiedono a tutti i rituali dedicati agli spiriti dei morti, mentre nella sfera riguardante gli Orishas,
le iniziazioni, i sacrifici e alcuni tipi di divinazione entrano in gioco santeros e babalawos.
Ecco alcuni dei riti più frequenti:
1. Misa spiritual
2. Divinazioni
3. Depurazione
4. Ebbò
5. Consegna di oggetti sacri
6. Kofa e Mano de Orula
7. Iniziazione o Asentamiento
Fra i riti quotidiani compiuti praticamente da ogni credente nella Santeria vi sono quelli rivolti
agli spiriti dei defunti che vegliano su ciascuna persona. A loro viene generalmente dedicato una
sorte di altare, chiamata mesa spiritual (tavola degli spiriti), sulla quale trovano posto i bicchieri
d’acqua per placare la sete degli spiriti, crocifissi, fotografie o ritratti di antenati, candele votive, fiori,
generalmente bianchi anche del cibo, che però viene lasciato fuori dalle mura della casa.
Nelle case dei credenti, inoltre, c’è sempre un angolo o una stanza interamente dedicata ai santi.
I santi, materializzati in specifici oggetti sacri come pietre, contenitori di terracotta decorati con i
colori del singolo Orisha, simboli di vario tipo, trovano generalmente posto vicino al pavimento,
tranne alcuni di loro, che vanno riposti in luoghi alti. Anche a loro i credenti dedicano offerte di cibo,
candele votive, fiori, fumo di sigaro, spruzzate di bevande alcoliche.
E’ il più tipico esempio di sincretismo religioso. La Misa è infatti un rito compiuto sulla base di preghiere
e gesti tipici delle Messe cattoliche, eseguito in onore degli spiriti dei defunti.
A presiedere il rito è generalmente uno o più medium, chiamati appunto spiritisti. Nei riti più tipicamente
cattolici sono poi inseriti gesti della tradizione Yoruba, come l’offerta di fumo di tabacco e di alcol.
Generalmente questi riti sono eseguiti per invitare gli spiriti a possedere i medium presenti
e a parlare attraverso di loro.
Possono essere rituali collettivi, offerti dagli stessi spiritisti ai propri spiriti guida, e a cui vengono
invitate a partecipare moltissime persone, oppure riti dedicati a singoli individui che desiderano
consultare i propri spiriti tutelari attraverso la mediazione degli spiritisti.
Il trans
Un medium, un santero o un qualsiasi partecipante a un rito vengono posseduti da uno spirito
(un defunto o un Orisha). In questo modo lo spirito può comunicare con gli uomini e fornire loro
direttamente indicazioni sul futuro, consigli, avvertimenti.
Il cocco
Il Santero si rivolge ai santi (generalmente a Elegguà) tenendo in mano quattro pezzi di cocco appena aperto.
Formula una domanda specifica e lancia a terra il cocco. I pezzi cadono con la parte bianca rivolta
verso l’alto o verso il basso, A seconda delle combinazioni, si ottengono le risposte alle domande.
Le conchiglie
Gli Orisha che hanno il potere divinatorio dominano alcune delle ventuno conchiglie utilizzate
per la divinazione. I santeros conservano le conchiglie in appositi contenitori con i colori dell’Orisha
a cui sono dedicate. Al momento della divinazione, al consultante vengono consegnati una pezzetto d’osso
e un seme o una pietra scura, che dovrà stringere nei pugni chiusi a ogni domanda rivolta all’Orisha.
A seconda della combinazione delle conchiglie lanciate su una stuoia si ottiene l’indicazione positiva
o negativa e il riferimento a un racconto da cui vengono tratte le indicazioni necessarie per la divinazione.
Ifa
E’ il massimo strumento divinatorio della Regla de Ochà. Dominato da Orula, è competenza esclusiva
dei babalawos. Si tratta di un campo estremamente esoterico, ma che si basa essenzialmente
sull’abbinamento di numeri a leggende da cui il babalawo è in grado di trarre previsioni e avvertimenti.
Gli strumenti di lettura sono una catena a cui sono appese otto placche di cocco e il Tablero,
su cui vengono lanciate le conchiglie e indicati i simboli divinatori.
La limpieza, o depurazione, è un atto fondamentale della religione Yoruba. Attraverso
questi rituali il fedele si libera di eventuali influssi negativi che possono provocargli malesseri fisici,
cattiva sorte e problemi di vario genere. Vi sono vari rituali di depurazione, tutti incentrati
sul trasferimento delle forze negative dall’individuo a oggetti, erbe o animali che poi vengono offerti agli spiriti.
Alcuni rituali vengono eseguiti durante le messe spiritistiche.
Vengono preparati i mazzi di erbe e fiori, bagnati di alcol, impregnati di fumo e offerti agli spiriti.
Con questi mazzi vengono poi date energiche sferzate sul corpo dei presenti, che in questo modo
si liberano dei cattivi influssi.
Un secondo rituale molto diffuso viene eseguito direttamente dai Santeros e si chiama Rogaciòn de caveza.
In questo caso, il credente viene depurato attraverso l’applicazione in vari punti del corpo di una pasta ottenuta
con polpa di cocco, lana di pecora e altri ingredienti rigorosamente bianchi.
Le applicazioni vengono lasciate qualche minuto sul corpo del credente e poi tolte e offerte agli Orishas s
econdo le loro indicazioni. Altri rituali di depurazione vengono eseguiti per liberare case o luoghi da spiriti negativi.
Con il termine Ebbo’ si definiscono tutte le offerte richieste dagli Orishas da parte dei fedeli. Il Santero o il Babalawo
determinano in modo dettagliato il tipo di Ebbo’ che il cedente deve offrire, attraverso la comunicazione
con l’Oricha e lo spirito.
Nei casi più semplici si tratta di offerte di frutta ( a ciascun Orisha sono dedicati particolari tipi di frutta, di erbe e di animali),
di monete o di particolari oggetti. Più spesso, l’Ebbo implica il sacrificio
di animali. Ad eseguire i rituali di offerta e sacrificio sono sempre anteros e babalawos.
Agli Orishas viene offerto esclusivamente il sangue e alcune parti specifiche degli animali sacrificati, mentre il
destino del corpo dell’animale viene determinato di volta in volta a seconda delle richieste dell’Orisha.
Ogni oggetto sacro viene consegnato al credente attraverso particolari cerimonie che, nella maggior parte dei casi,
corrispondono anche a diversi livelli di iniziazione e di conoscenza dei misteri della Regla. I rituali più frequenti
sono la consegna dei Guerreros (Elegguà, Oggun, Ochosi) e delle collane sacre. I tre guerrieros, materializzati
in una pietra o una conchiglia (Eleggua), un calderone di ferro contenente i simboli di Oggun e
il gallo con la freccia di Ochosi,
diventano numi tutelari della persona che li riceve e sono il primo passo iniziatico alla religione.
Anche la consegna delle collane sacre avviene attraverso un rituale iniziatico. Per ogni Orisha il Santero
consegna una collana di perline con i colori dell’Orisha a cui appartiene. Le collane diventano il mezzo
per avere sempre con sé la protezione e la presenza degli Orisha nella vita quotidiana.
E’ fatto divieto di indossarle alle donne durante il periodo mestruale e a tutti i rapporti sessuali.
Si tratta dei rituali attraverso i quali il credente accede ai misteri di Orula. Il Kofa è un rito a
cui hanno accesso uomini e donne, primo gradino iniziatico di Orula, il svolgimento è avvolto
da un rigoroso esoterismo. Gli uomini possono poi ricevere un secondo Kofa e iniziare il percorso
per diventare babalawo, ossia interprete delle divinazioni di Orula, un ruolo fondamentale e molto
prestigioso al’interno della Santeria. Non va dimenticato, infatti, che ogni rituale comporta il pagamento
di un “derecho”, una somma che il fedele deve tributare per il servizio ricevuto e, nel caso dei servigi
dei babalawos il derecho è spesso piuttosto consistente, I migliori babalawos dedicano gran parte
della loro vita ala funzione religiosa, approfondendo lo studio non solo dell’Ifà,
il complesso sistema divinatorio, ma anche di testi sacri di diverse religioni, da cui vengono generalmente
tratti, insegnamenti e suggerimenti di approfondimento.
Con la cerimonia di Asentamiento la persona riceve l’Orisha di cui viene riconosciuto “figlio”.
E’ il rito iniziatico che permette di di diventare santeros e quindi di accedere ad ogni livello
di conoscenza e di pratica della Regla. La cerimonia è molto complessa e si svolge nel’arco di tre
giorni, con la partecipazione di diversi babalochas (santeros) e iyalochas (santeras).
L’ultimo giorno viene fatta una versa e propria festa a cui sono invitate moltissime persone.
Durante i tre giorni
l’individuo che deve ricevere il santo viene preparato attraverso riti di purificazione e divinazioni dalle
quali vengono tratti i consigli fondamentali per la vita del futuro santero. Al temine delle cerimonie,
il credente diventa Iawò, e viene considerato vulnerabile e puro come un neonato,
Per un intero anno dovrà sottostare a un regime comportamentale severissimo e rispettare diversi tabù o
proibizioni, che hanno la funzione di preservare la sua purezza ed evitargli incidenti.
Al termine dell’anno di iawoage, la persona può effettivamente iniziare la pratica della religione
nel ruolo di santero.
L’aspetto folcloristico della Santeria è strettamente legato a quello rituale. Musica e danza hanno un ruolo
fondamentale in praticamente tutti i riti della Regla e derivano direttamente dalla tradizione Yoruba africana.
Le danze hanno come temi importanti i riti della possessione e del trans e la rappresentazione delle vite e
delle gesta dei vari Orishas, ciascuno dei quali viene simboleggiato secondo una precisa iconografia.
La tradizione della danza rituale si è poi trasferita anche al di fuori dei rituali sacri, codificata e in un certo
senso istituzionalizzata fino a divenire una espressione artistica folcloristica, ma non per questo svuotata
del suo significato originario.
La musica che accompagna i rituali santeri è quasi esclusivamente composta da basi ritmiche e
melodie vocali in cui si alterna una voce dominante, detta “diana” o “gallo”, e un coro.
Gli strumenti utilizzati sono tamburi e percussioni chiamati Batà, dotati di valenza sacra e custoditi
gelosamente assieme agli altri oggetti sacri nelle case-tempio, gli Ilè, dei santeros e babalawos.
Ad ogni costo e ad ogni occasione rituale corrispondono sequenze ritmiche e combinazioni di strumenti
che accompagnano lo svolgimento della cerimonia e svolgono in essa una funzione centrale di richiamo
per gli spiriti invocati e di offerta agli Orishas.
Anche la musica rituale può essere eseguita al di fuori delle cerimonie come espressione artistica
folcloristica e, di recente, a Cuba sono sorte diverse istituzioni che hanno lo scopo di recuperare
mantenere viva la tradizione Yoruba.
Oltre ai tantissimi gruppi folcloristici che operano nel paese, due celeberrimi interpreti dei canti Yoruba
(oltre che santeros di fama) sono Lazaro Ros e Mercedita Valdès.
Gli strumenti fondamentali di ogni cerimonia
sono i tre tamburi Batà. Il più grande, dal tono più profondo, si chiama Iyà. Che in lingua Yoruba
significa madre. C’è poi l’tòteles, di misura e tono medi e, infine, il più piccolo, l’okònkolo.
I suonatori tengono i tamburi sulle ginocchia in posizione orizzontale in modo da poter suonare
entrambe le estremità. Spesso gli Iyàs sono decorati con campanelli e sonagli, chiamati chaworo,
che arricchiscono le vibrazioni del suono.
I Batà sono oggetti sacri per eccellenza, perché al loro interno contengono un mistero chiamato ana,
un vero e proprio Orisha che vive all’interno dei tamburi. Insieme ai tre tamburi principali suonano
quasi sempre altri strumenti a percussione, come gli abwes o guiros, costituiti da un contenitore vuoto
(come una zucca disseccata) avvolto da una rete costellata di sonagli, e strumenti dal suono metallico,
come le campane.
La linea ritmica seguita dai suonatori batà è piuttosto complessa e si definisce poliritmia,
proprio per la caratteristica sovrapposizione di linee apparentemente indipendenti,
ma legate tra loro da un tema comune sul quale gli strumenti confluiscono alternativamente.
Orula è la divinità della sapienza e della divinazione. E’ l’unico a cui Olofi permise
di essere testimone della creazione dell’universo. Ora continua ad essere testimone
del percorso dei destini degli esseri umani. Uno dei suoi titoli è Eleri Ipin, testimone
della creazione del destino. I suoi sacerdoti sono i babalawos, che significa padri
dei segreti. Il loro compito è quello di dedicare la loro intera esistenza
alla pratica della divinazione e alle azioni ad essa correlate. Attraverso la Tavola
di Ifà i babalawos svelano i segreti dell’universo e quelli dello svolgimento delle nostre singole
esistenze I colori di Orula (o Orunmila) sono il verde e il giallo e riflettono la sua stretta relazione
con Osain e con O’chun, la sua apetevi, con cui ha una connessione molto stretta.
Orula è la saggezza e Ochun la conoscenza e la saggezza senza la conoscenza
è inefficace, così come chi ha la conoscenza ma non la saggezza costituisce
un pericolo per se stesso e per gli altri.
Obatalà è il padre benevolo di tutti gli orishas e dell’umanità. E’ lui che presiede
alla testa e alle menti degli esseri umani. Olofi creò l’universo, ma diede a
Obatalà il compito di organizzare il mondo di creare l’umanità.
E’ la fonte primaria della purezza e della saggezza. E’ comprensivo e pacifico.
Malgrado ciò il suo aspetto è quello di un guerriero e, grazie a questa veste,
riesce a imporre la giustizia sul mondo. Il suo colore dominante è il bianco,
a volte mescolato al rosso, al marrone o ad altri colori che stanno a
rappresentare i suoi diversi cammini ( rappresentazioni e materializzazioni
diverse di una stessa divinità). Il bianco è il colore che lo contraddistingue
poiché in esso sono racchiusi tutti i colori dell’iride e quindi, in un certo modo,
tutte le divinità. E’ l’unico Orisha ad avere sia cammini maschili sia cammini femminili.
Olokun è il mistero degli oceani. E’ quanto di più immenso e profondo
si possa immaginare, un’entità talmente estesa e misteriosa che la mente
umana non riesce a concepirla e a farne una rappresentazione. Olokun è,
assieme a Yemayà, il principio vitale per eccellenza, colei da cui tutte scaturisce.
Proprio in funzione della sua immensità e della sua impensabilità,
Olokun è l’unico Orisha di cui non è possibile fare una rappresentazione materiale.
Nessun essere umano può essere posseduto da Olokun perché la sua vastità
non potrebbe mai essere racchiusa in un corpo tanto limitato. Si può dire che
Olokun è un’entità mistica a cui i credenti si rivolgono con estremo timore e rispetto.
I suoi misteri, infatti, così come sono fondamenti fecondi da cui la vita trae origine,
possono diventare anche poteri distruttivi incontenibili.
Questa dea vive e domina nei mari e nei grandi laghi. E’ la signora
della maternità ed è considerata la Grande Madre universale.
Il suo nome è un’abbreviazione dell’espressione Yeye Omo Eja che significa
“la madre dei pesci”, a rappresentare anche il numero infinito dei suoi figli.
Ogni forma di vita ha il suo inizio nel mare, a cui corrisponde a cui corrisponde
il liquido amniotico in cui sono immersi gli embrioni umani, vicini alla vita
dei pesci ancora prima che a quella degli uomini. Insieme alla potentissima
e misteriosa Olokun, Yemaya è la radice di tutte le possibilità e di tutte
le manifestazioni divine, è la fonte di tutte le ricchezze, che condivide con la
sua sorella minore, Ochùn.Veste con sette sottane azzurre e bianche, i
ndossa gioielli d’argento e di corallo e, come il mare e i laghi profondi, anche lei ha un
temperamento profondo e insondabile e, per questo, anche imprevedibile.
Nel suo cammino di Okuti è rappresentata come la regina delle streghe, c
ustode dei misteri più profondi e oscuri.
E’ la regina delle acque dolci, i torrenti, tutti i corso d’acqua e i laghi.
E’ la personificazione dell’amore e della fecondità. A lei si ricorre anche per
cercare un aiuto in problemi di carattere economico. E’ la più giovane delle
divinità femminili e, malgrado ciò, ha il titolo di Iyalode o regina. Possiede virtù
curatrici che mette in pratica attraverso le sue acque e il miele, di cui è la padrona.
E’ la seduttrice degli Orisha e in un’occasione riuscì a salvare il mondo
costringendo, con il suo fascino, Oggun a uscire dalle foreste e tornare nella civiltà.
Nel suo cammino di Ibu Kole (una delle rappresentazioni Dell’Orisha) salvò il mondo
d una siccità volando in cielo. Per la sua funzione centrale dell’intermediazione
tra gli uomini e Orula, tutti coloro che vengono iniziati come Iawos, qualunque
sia la divinità che stanno per ricevere devono rendere omaggio a Ochun bagnandosi in un fiume.
I colori di Ocun (la cui rappresentazione sincretica è la vergine della Carità di Santiago)
sono il giallo e l’oro, il suo numero è il 5. A lei appartengono i pavoni reali altri
uccelli dal piumaggio colorato. Ochun è in sostanza la rappresentazione della
femminilità e come tale ha anche delle accentuate caratteristiche di vanità e narcisismo.
Adora le feste e i balli, i gioielli e gli adorni di ogni genere, soprattutto d’oro.
Il suo fiore preferito è il girasole.
E’ probabilmente il più popolare degli Orishas; Changò (Santa Barbara,
nella iconografia sincretica cattolica) domina i lampi, i tuoni, il fuoco, i tamburi e la danza.
E’ una divinità guerriera di temperamento astuto e strategico, ma molto irascibile.
Il suo carattere primario, comunque, è quello di essere la personificazione
stessa della virilità. In un passato leggendario, Changò era l’imperatore (Alafin)
del regno di Oyo. La sua sposa legittima è Obba, ma mantiene relazioni amorose
anche con Oyà e Ochun. E’ un Orisha dal carattere focoso e dalla volontà ferrea,
appassionato di tutti i piaceri terreni:il ballo, i tamburi, le feste, le donne, il cibo.
Si accompagna sempre ad Elegguà, di cui si dice è Ocanani, che significa
fatti di un solo cuore, inseparabili. La natura di Changò trova la sua rappresentazione
più evidente nella caduta di un fulmine, nella rapidità con cui il fuoco può
divorare ciò che incontra sulla sua strada. La leggenda vuole che le capacità
divinatorie di Ifà originariamente appartenessero a questo Orisha e che questi
le abbia cedute a Orul in cambio della bravura nella danza. I suoi figli, comunque,
mantengono forti capacità di divinazione. In onore sua grandezza, ogni volta che
viene menzionato Changò i fedeli si sollevano sulla punta dei piedi o si alzano
se sono seduti. La casa di Changò viene generalmente rappresentata come un
castello fortificato, in ricordo del suo passato di imperatore. I suoi simboli
sono strumenti guerrieri, come la lancia e l’ascia e o suoi colori sono il rosso e
il bianco. I numeri in cui si rappresenta sono il 4 e il 6.
Elegguà è colui che presiede ad ogni cammino e ad ogni porta del mondo.
E’ il depositario dell’Ashè, ovvero del potere spirituale. E’ anche simbolo
degli opposti. I suoi colori sono il rosso e il nero, proprio a sottolineare la sua natura contraddittoria. In un certo senso, Elegguà si situa a metà strada tra gli esseri
umani e gli esseri divini. Viene personificato in un bambino, messaggero capriccioso
ma anche ingenuo tra i due mondi, Proprio per questo suo ruolo di intermediario
tra uomini e divinità, Elegguà ha una stretta relazione con Orula.
Qualunque azione voglia intraprendere un credente nella Santeria, la prima cosa
che farà sarà consultare Elegguà, chiedere il suo consiglio e il suo permesso.
In tutti i rituali santeri, a lui è dedicata la prima offerta sacrificale, poiché è
Elegguà che apre ogni sentiero e decide se liberare la strada verso il raggiungimento
di un obiettivo a costellarla di ostacoli e difficoltà. Tutte le feste della Santería
cominciano e terminano con canti, ritmi e danze per Elegguá. Egli balla
con il suo attributo, il garabato, una sorta di gancio o di ramo curvo con il quale a
pre il cammino agli uomini. Questo Orisha, nei riti di divinazione, parla ed è rappresentato attraverso i numeri 3 e 21.
Oggùn è il dio del ferro, della guerra, del lavoro manuale. E’ colui che presiede
a tutto ciò che implica tecnica, costruzione tecnologica. Il fine di queste tecniche
e tecnologie è principalmente quello bellico, data la sua natura di guerriero.
Così come Elegguà apre le strade, Oggùn le spiana a colpi di machete.
Sulla vita e le abitudini di Oggun esistono numerose e contraddittorie leggende,
ma tutte concordano nel rappresentarlo come una divinità costantemente impegnata
nel lavoro manuale, nella meccanica, nei lavori pesanti di costruzione di ogni tipo di materiale.
Ha una personalità schiva, vive principalmente lontano dalle folle, nei boschi, nelle montagne.
I suoi colori sono il verde e il nero e il numero di cui si riconosce è il 7.
Amante di Changò, signora del fulmine e del cimitero. Violenta e impetuosa,
ama la guerra e accompagna Changò nelle sue campagne, con il suo esercito di spiriti,
combattendo con due spade. Vive alla porta del cimitero o nei suoi dintorni. Con Elegguà,
Orula e Obatalà, domina i quattro venti. Possiede tutti i colori tranne il nero,
il suo giorno è il venerdì. Si sincretizza con la Vergine della Candelora
Babalu’ Aye o San Lazzaro è uno degli Orisha più invocati dai fedeli nella Santeria,
ma anche dai cattolici cubani. E’ la divinità che ha a che fare con le malattie del corpo,
le epidemie, le menomazioni. La raffigurazione di Babalu Aye, infatti, è quella di un
mendicante storpio, coperto di piaghe, vestito solo di una poverissima veste bianca.
Ma Babalu è anche colui che aiuta chi soffre, il santo a cui tutti chiedono la grazia della
guarigione e l’aiuto negli stati di malessere fisico, di problemi di salute propria
o di persone care. Moltissime sono le manifestazioni del culto a San Lazzaro,
veri e propri voti che i fedeli adempiono andando in pellegrinaggio al santuario
dedicato a questo santo nel quartiere Habana Centro della capitale.
Si vedono persone che percorrono il sentiero in ginocchio, vestite di stracci bianchi,
che donano soldi e altri regali ai tanti mendicanti che si affollano attorno al luogo
santo e mille altre espressioni di gratitudine o di offerte votive.
Ochosi è il terzo membro del gruppo di Orishas denominato Guerreros e
viene consegnata assieme a Eleggua, Oggun e Osun, la freccia della giustizia,
per proteggere colui che riceve questa iniziazione, per aprire e spianare la sua strada.
Ochosi è un cacciatore che , per inseguire le sue prede esplora territori sconosciuti e i
mpervi. Nella gerarchia degli Orisha il suo ruolo è quello di intermediario e interprete per
Obatalà, con cui è in stretta relazione. I suoi colori sono il blu e il giallo,
la sua rappresentazione materiale è quella di una gallo e la sua collocazione
all’interno della casa degli iniziati è in un luogo elevato.
Osain è il medico degli Orishas. E’ l’unico a conoscere perfettamente le virtù
curative di ogni elemento naturale, erbe, alberi, minerali. Il suo stesso spirito alberga
nelle sostanze curative e Osain vive in ogni angolo in cui vi siano elementi naturali,
in un piccolo vaso come in un enorme bosco. Osainisti sono coloro i quali si
specializzano nella conoscenza delle proprietà medicinali degli elementi naturali
e delle correlazioni tra questi elementi e le varie forze spirituali a cui appartengono
e che ne determinano gli usi. Praticamente in ogni cerimonia delle Regla sono presenti
piante e rami di albero che vengono scelti accuratamente in funzione delle loro proprietà
e Osain è colui a cui si deve chiedere il permesso di addentrarsi nei boschi o
di raccogliere un qualunque elemento. Solitamente la persona che esegue
queste operazioni (che sono regolate da rigorosissime norme di comportamento)
è uno specialista nella raccolta delle erbe che si occupa poi anche della vendita.
E’ lo yerbero, una figura tradizionale ancora molto diffusa in tutta Cuba.
Da. https://ilsognodelcaribe.blogspot.it/
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