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Cubareale - Niki

E-mail: seriomario@hotmail.com

Nuova cuba intervista Niki di Cubareale

 

settembre 10, 2012

Nicola tu amministri il sito CUBAREALE conoscere Cuba nella sua realtà, dimmi qualcosa di te.

Per prima cosa, da quanto frequenti cuba?

Sono stato a cuba la prima volta 7 anni fa, in modo del tutto casuale per il matrimonio di un mio amico carissimo, i primi 15 giorni li ho fatti praticamente facendo la fila con lui nelle varie cosultorie e notai, poi gli altri 15 da solo, o meglio con la ragazza che poi sarebbe diventata mia moglie.

Hai una moglie cubana, quindi hai scoperto la vera cuba… no quella turistica di Varadero?

Sinceramente il turista alla moda occidentale a Cuba l’avrò fatto si e no una decina di giorni, attualmente il tempo lo passo all’Avana e in provincia di Matanzas dove vive mia suocera. Prima quando viveva in Granma noleggiavamo un’auto ed andavamo per un breve periodo nella sierrra maestra dove abitava. Queste feste natalizie le ho passate all’Avana, siamo stati 2 mesi ed ho solo fatto un’escursione di 2 giorni a trinidad a trovare Marelis una carissima signora che affitta la casa agli ospiti, molti dei quali glie li mando io dall’Italia

Come sono secondo il tuo parere i cubani?

I cubani, per meglio dire il popolo cubano, è eccezionale… sia per lucidità, praticità, ingegnosità, sia per gentilezza cortesia e rispetto per il prossimo. Certo difetti evidenti ne ha, è  a volte bugiardo, cerca sempre il modo di risolvere la giornata in maniera poco chiara e legale, insomma vive sempre con un piede nell’illegalità, ma sia chiaro non potrebbe fare altrimenti.

Come possiamo aiutarli con il turismo solidale?

Innanzitutto già lo scegliere come abitazioni le case particular, praticamente un bed&breakfast alla cubana è una cosa molto positiva.

Poi utilizzare i taxi privati che allo stesso prezzo fanno un servizio migliore dei bus statale. Infine vivere nelle strade, magari approfittare dei tanti chioschi anche in moneta nazionale, fare acquisti di regalini direttamente in strada dai venditori privati, concedersi magari un pranzo  in un paladar de cuenta propria e cosi via. Cercare  di evitare il più possibile l’enorme apparato statale che controlla il turismo ufficiale per valorizzare ed aiutare i tantissimi venditori in proprio che sono soggiogati dalle tasse statali.

Cosa è possibile e utile portare come beni e regali?

Attualmente con l’inusitato aumento dell tasse aereoportuali per l’importazione dei beni generici i cubani si trovano in grande difficoltà a far recapitare generi anche di prima necessità alle loro famiglie.

Ai turisti occidentali invece non viene chiesto niente nemmeno di pesare o aprire la valigia, quindi sono un ottimo mezzo per portare cose a cuba, magari per conto di qualcuno. In italia la comunità cubana è molto vasta non vi sarebbe difficile fare una cortesia a qualcuno. Però le cose più necessarie sono, le medicine da banco, aspirine, antidolorifici , antinfiammatori e così via, poi abbigliamento e scarpe anche usati poco vanno bene. Per i bambini a parte abbigliamento e scarpe vanno benissimo anche giochini bamboline e se si ha la possibilità in termini di peso della valigia anche quadernoni penne matite colori. Queste cose poi potete distribuirle attraverso la nostra piccola organizzazione e volendo portarli direttamente i asili ed orfanotrofi o consegnarli ad un Padre Francescano che gestisce una comunità in un quartiere malmesso dell’Avana.

 

 

 

 

nuovacuba

 

NUOVACUBA è un work in progress. Nasce intorno all’idea di tentare di razionalizzare il lavoro immenso di Gordiano Lupi ed altri intellettuali, molto spesso cubani, relativamente al tema Cuba verso la democrazia.

Se da un lato la pubblicistica di regime racconta da anni di una Cuba socialista e felice… finalmente, grazie ai nuovi media digitali, sono accessibili numerosi contributi che ci parlano, invece, di una Cuba diversa. Una Cuba in piena crisi per quello che riguarda le libertà individuali, sempre ferocemente ostile al diritto dei cittadini di ambire ad un multipartitismo democratico o anche solo al diritto di viaggiare fuori dal paese. Ma esiste altro. Una Cuba nuova che tenta di emergere attraverso blog, stampa (digitale) indipendente, artisti coraggiosi, intellettuali costretti all’esilio.

Una Cuba tristemente meravigliosa, che merita di essere scoperta. E amata.

 

“Cuba è il paese che ha prodotto più esuli in oltre un secolo e mezzo di storia americana”.

Guillermo Cabrera Infante, Mea Cuba

 

NUOVACUBA  ha un solo strumento di azione: il pacifico e civile dialogo.

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Il nostro desiderio è di muoverci nella semplicità. Importante è sapere che NUOVACUBA nasce il 23 agosto del 2012 ma si pone l’obiettivo di raccogliere, selezionandolo, materiale nuovo ed aggiornatissimo, materiale inedito quindi ma anche quello già pubblicato online negli ultimi 10 anni.

Vogliamo raggiungere due obbiettivi distinti.

Da un lato pubblicare le novità del dibattito intellettuale di Cuba verso la democrazia, le recensioni dei nuovi libri, quelle dei documentari che sempre più spesso vengono prodotti sull’argomento, gli articoli legati a temi specifici, i contributi di intellettuali e semplici lettori;

ma al tempo stesso testimoniare il percorso storico del dibattito attraverso la pubblicazione di articoli che possono apparire superati dagli anni e dal corso degli eventi, ma che testimoniano egualmente un intatto processo culturale che giunge sino a nostri giorni. Gli articoli “storici” saranno accompagnati dalla data della prima pubblicazione online.

Notizie ed articoli nuovissimi, e contributi “storici”, per capire e contribuire alla Nuova Cuba Democratica che molti uomini e donne di buona volontà sperano presto di conoscere e vivere.

Come trovare le informazioni?

Per navigare tra le informazioni è importantissimo l’utilizzo della nuvola dei tag. Attraverso il semplice click sui vari tag indicati nella cloud degli argomenti saranno presentate le schermate riassuntive relative al medesimo argomento. Naturalmente potrete avvalervi anche del tasto cerca.

Inoltre si potranno seguire altre strade. Cliccando sulla voce del menù principale ULTIME NOTIZIE si potrà accedere alla pagine degli ultimi contributi inseriti. Sempre nel menù principale si potrà utilizzare il tasto PERCORSI, dove navigare nelle selezioni NOTIZIE, LIBRI, CINEMA… ecc.

Siamo un work in progress, non dimenticatelo!

 

UN DEMONE DI NOME DEMOCRAZIA

di Massimo Campo

 

Mi interesso della “questione Cuba” da circa 10 anni.

In molti ne sanno sicuramente più di me, ed è un piacere scoprire sempre qualcosa di nuovo relativo a ciò che si ama. Ma molti altri ne sanno meno, credono di saperne molto, e comunque sono convinti che la propria opinione su una materia così dinamica e complessa, come la Cuba attuale, sia una sorta di dogma indiscutibile.

Come spesso accade il dialogo più produttivo e profondo avviene proprio con chi la pensa diversamente, sarà per questo che i miei più cari amici hanno una visione politica completamente opposta alla mia, e non casualmente questo accade anche per la scelta, effimera ma importante, della squadra di calcio da tifare.

Nella diversità c’è maggior stimolo intellettuale, senza dubbio.

Quando ho cominciato a frequentare Cuba l’ho fatto senza particolari interessi politici. Ero e sono un moderato che non concepisce ne la destra ne la sinistra estrema, se pur questa scolastica classificazione possa avere ancora senso. Ero non proprio affascinato dalla figura di Fidel Castro, che come tutti i rivoluzionari da quando esiste la società umana, ha sulle spalle azioni straordinariamente meritevoli di lode ed altre che naturalmente si declinano nella barbarie della civiltà.

Le “rivoluzioni di velluto” sono davvero merce rara nella civiltà umana, merce rara ho detto… non impossibile da trovare: rivoluzione di velluto.

Malgrado la mia imparzialità di vedute ero incuriosito intellettualmente da un personaggio realmente storico come Fidel Castro. Chi, in un senso o nell’altro, potrebbe non esserlo?

Ho amici cubani in Italia, quindi la prima volta vado a Cuba affittando una casa particular di fianco alla famiglia di questi miei conoscenti.

Comincio a frequentare la meravigliosa Avana. Città affascinante in ogni suo aspetto, e detto da una persona che abita nel centro storico di Roma questa affermazione ha un peso.

Scopro una città a tratti restaurata, pulita, piacevole. In gran parte decadente, ferita, trascurata. Mi spiegano che è dura curare una città di questo tipo, ci vogliono interventi molto costosi e Cuba è un paese dalla economia abbastanza semplice che ha sicuramente bisogno di svilupparsi.

Poi scopro altri quartieri, più eleganti, protetti da molta polizia malgrado ci siano poche persone in strada. Mi spiegano essere le zone bene della città. In genere, ma non sempre ed esclusivamente, riservate alle alte sfere delle Forze Armate.

Il secondo giorno accade una cosa incredibile, per un occidentale come me.

Vedo un cittadino fermare una automobile, evidentemente di qualche organizzazione statale, l’esercito se ben ricordo, ed ottenere un passaggio.

Sbarro gli occhi e chiedo un chiarimento.

Mi viene detto dai miei amici cubani che l’automobile è dello stato, ma lo stato non sono i cittadini? Quindi perché non avere diritto a chiedere un passaggio se c’è spazio disponibile sul mezzo?

Sorrido intellettualmente umiliato dalla bellezza e dalla semplicità di questo ragionamento politico.

Cuba è un luogo diverso, comincio a comprenderlo.

E comincio a fare qualcosa di importante, metto da parte le mie regole occidentali, europee, cattoliche, capitaliste, per cercare di comprendere la diversità di questo meraviglioso spicchio di mondo.

Lo faccio con pudore. Lo so che capire non sarà semplice, mi basterebbe avvertire il senso profondo di quella diversità.

Con la mia ingenuità delle cose cubane mi presto ad aiutare un amico per organizzare una festa, non sapendo che organizzare una festa in un appartamento significa togliere i mobili per creare lo spazio dove ballare. Scopro così cosa significa fare un minitrasloco (e poi riportare tutto il giorno dopo) ai Caraibi, in agosto. Ma yo estoy gordo, così faccio ginnastica, penso.

Yohander, nome strano anche a Cuba mi dicono, mi accompagna da una sorridente ed arzilla vecchina al piano terra. Parla in cubano veloce e sincopato e capisco che la informa della festa. Penso è persona educata e l’avvisa del possibile rumore.

Poi sempre Yohander mi indica e capisco che sta spiegando che sono italiano. La vecchina mi guarda perplessa, ma il mio amico subito interviene spiegando che sono un collega di ufficio, a Roma, di un suo cugino. E mi fa indicandomi “Dille che conosci Jose”. Io mi avventuro nel mio spagnolo scolastico e dico che sì lo conosco da anni a Roma e che sono a Cuba in vacanza. La cosa continua su questo tenore per qualche minuto, non di più.

Poi comprendo chiaramente che la signora chiede due cose.

Due bottiglie e di avvisare un ufficio, una stazione, sulle prime ho dei dubbi.

Il mio amico dice che certo, che lo avrebbe fatto, che è giusto, che è corretto e così via. Io non parlo.

Salutiamo, usciamo. La signora esce nel pianerottolo e dalla scala all’aperto urla il nome di una persona. Chiamandola, evidentemente.

Scopro così l’stituzione del  Comités de Defensa de la Revolución.

Poco dopo la sfacchinata del ministrasloco vedo Yohander che prende 2 bottiglie di rum, quello buono (pagato da me), e le porta al piano terra.

Dopo il trasloco mi faccio una doccia, Yohander mi presta una sua camicia che la mia era zuppa dall’inaspettata fatica… ed andiamo alla stazione di polizia. A poche centinaia di metri dall’appartamento.

 

Mi dice “Massimo, aspetta fuori. Ma dammi il passaporto. Io avviso il poliziotto di turno che ho parlato con la delegata del CDR e che ci sei tu come ospite. Probabilmente non ci sarà bisogno di entrare, ma se vengo a chiamarti tu devi dire che non ti interessa nulla la politica e che sei qui per il mare. E che conosci Jose T. R. che lavora legalmente in Italia. Massimo, non devi dire altro che esattamente la verità”.

Non nego che ho avuto un certo timore. Io non volevo neanche che ci fosse la possibilità di dover parlare con la polizia. Lui mi ha rassicurato. In effetti non sono dovuto entrare. Quella ostentazione delle regole formali è stata sufficiente.

“Ma scusa, dovete dire tutto alla polizia e a quella signora del primo piano?”.

“Massimo, il marito di mia sorella lavora in un Ministero. Ha anche un buon livello di importanza. Lui viaggia spesso in Europa per lavoro. In famiglia abbiamo un modo di vedere le cose, dobbiamo essere precisi e rispettare le regole. Hai visto la Fiat UNO con cui ci muoviamo? Non è mia, è del marito di mia sorella. Io ho la patente ma lo stato non mi ha ancora concesso il diritto alla guida. Questo è un brutto quartiere, ma mia sorella vive in una casa molto bella che poi ti farò vedere. Domenica siamo a pranzo da loro”.

Stavo entrando nella diversità cubana, lentamente. Ma poi neanche così lentamente.

La mia ingenuità cominciava a sconfinare nella stupidità quando ad un certo punto della festa, bevendo con delle persone sconosciute, me ne sono uscito con qualcosa che poteva essere del tipo “ma certo che ‘sto Castro comanda tutto lui” e come un fesso (ora lo so) ho iniziato a fare domande politiche.

Gran parte di quei ragazzi erano appena laureati, o stavano per farlo, in facoltà inerenti le discipline economiche. Molti stavano svolgendo degli stage in ministeri o comunque in aziende dai nomi più svariati che poi ho saputo essere di proprietà delle Forze Armate.

Insomma, erano ragazzi abbastanza in carriera, se vogliamo usare questo termine occidentale. E lo erano in contesti davvero statali. Non stavano facendo carriera in qualche ristorante, ma volevano farla nei principali ministeri dello stato.

Yohander, con calma certosina, mi ha spiegato in maniera simpatica che a Cuba puoi chiedere ad una persona che hai appena conosciuto quali sono le sue preferenze sessuali con la moglie o l’amante. Ma che parlare di politica con uno sconosciuto, che ero io, ed in pubblico… non era davvero il massimo della vita.

Questa mia educazione spirituale, ancor più che politica, è proseguita per 5 anni.

In questi 5 anni ne ho passato più di uno intero all’Avana. Con la fortuna di poter gestire il mio lavoro italiano da remoto.

In questi anni ho scoperto una Cuba che non viene raccontata in Italia.

Una Cuba fatta di prostituzione di massa, ho pubblicato un libro per raccontare la storia di diverse jineteras. Fatta di mercato nero e miseria. Fatta di vergognosi privilegi per i turisti a scapito dei liberi cittadini cubani. Una Cuba dal partito unico dove non si deve parlare in pubblico, perchè almeno una piccola percentuale di persone che sono sedute nel locale in quel momento stanno lavorando per la polizia politica. Una Cuba dove una ragazza non può parlare in pubblico con un turista, ma se offri da bere alla polizia il problema si supera. Una Cuba dove il CDR è una forma di spionaggio paramafioso istituita a livello condominiale. Una Cuba dove il libero pensare è semplicemente anticostituzionale.

Io non prendo soldi da nessuno. Rubo molto del mio tempo personale per scrivere e ricercare di Cuba. Non ho interessi nel parlare male di nessuno, di Castro, del castrismo, del regime, del governo. Non ho interessi a farlo, ho solo l’obbligo morale di farlo. Perché Cuba è una dittatura. La si potrà chiamare dittatura soft, dittatura sociale, dittatura solidale. Ma è e resta una dittatura a tutti gli effetti.

Io spero solo in una Cuba democratica.