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Cubareale - Niki

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Una nuova fuga eccellente

24.09.2012 12:26

 

Le fughe eccellenti a Cuba vengono chiamate “diserzioni“. Chi se ne va diserta, tradisce la patria, è un “Gusano“, verme. Questo perché le autorità fanno credere al popolo di essere in guerra perenne, ed ogni cittadino è un soldato. Se abbandona la battaglia e – peggio! – passa dalla parte del nemico (e cioè va in qualsiasi altro Stato del mondo), allora è un verme.

Anni fa, quando una persona se ne andava, si organizzavano “atti di ripudio” (che ancora oggi si realizzano contro le Dame di Bianco), e cioè si realizzavano marce di studenti e lavoratori (rifiutarsi di partecipare alle quali era chiaramente sospetto) che arrivavano fino alla casa del traditore per gridargli insulti come “scoria, verme”, e lanciargli uova addosso.

Poi arrivò il periodo especial, e Fidel tenne un discorso nel quale disse al popolo di chiedere aiuto a quelle scorie che erano pure traditrici, ma che potevano inviare rimesse a Cuba e così aiutare l’economia. Fu il primo atto della danza dell’ipocrisia e dell’umiliazione. I Paesi dell’estero, Stati Uniti davanti a tutti, sono il nemico…ma che bello quando dall’estero ci mandano dei soldi, che possiamo utilizzare per affermare con più forza che i Paesi dell’estero sono i nemici! E se è il Governo ad usare quei soldi, è legittimo…ma se li usano i membri della dissidenza o della società civile, beh allora sono mercenari al servizio di potenze straniere!

Molti disertori poterono tornare a Cuba in viaggi di turismo durante il periodo especial, quando ormai la popolazione si era dimenticata degli atti di ripudio del passato, e i vicini di casa che si erano denunciati a vicenda si risalutavano dopo anni di separazione. In quel periodo, quando la fame era imperante e quando la carne e le uova erano solo per i turisti e assolutamente off-limits per i cittadini, quei vermi che erano stati insultati perché volevano un futuro migliore per loro, comprarono scatole di uova e le lasciarono davanti alla porta di chi li aveva ripudiati. La fame era tanta che nessuno si prese il lusso di rompere quelle uova, o lanciarle di nuovo sulle case dei traditori, tutti preferirono mangiarsele…quella fu una delle maggiori dimostrazioni della portata dell’ipocrisia cubana, e delle conseguenze umilianti che aveva sul proprio popolo, ma non fu l’ultima.

 

Oggi il walzer dell’ipocrisia ha raggiunto livelli di inaudita sfacciataggine! Se ne vanno politici, funzionari della sicurezza, guardie del corpo dei fratelli Castro, e addirittura la figlia del Vice-Presidente del Consiglio di Stato.

Se ne vanno anche i giornalisti.

Una delle ultime disertrici è infatti l’editorialista del Granma: Mairelys Cueva Gomez. Grazie al suo duro lavoro a fianco del Partito e del Sindacato, grazie alla sua linea dura a favore della Rivoluzione, alle sue svariate dimostrazioni a favore del regime, alla sua instancabile difesa del Governo Castro, alla foga con la quale incitava le lavoratrici ad aggredire le Dame di Bianco durante le loro sfilate, e alla sua manifesta e manifestata rivoluzionarietà (anche e soprattutto a spese dei colleghi che invece desideravano avere una vita più normale e meno ipocrita) si è guadagnata un viaggio di rappresentanza del Granma in Messico, a un convegno di giornalisti latinoamericani.

Un paio di giorni dopo il suo arrivo in Messico, ha fatto perdere le proprie tracce e, con l’aiuto sicuro di una persona che chiaramente aveva contattato da tempo, ha attraversato il deserto e passato la frontiera degli Stati Uniti. Lì, appellandosi alla legge migratoria Ley de Ajuste che permette ai cubani di chiedere asilo negli Stati Uniti (sempre che si trovino su suolo statunitense), si è consegnata alle autorità migratorie. E pochi giorni dopo era già a passeggio per le vie della città nemica di Miami, piena di cubani, con il suo ragazzo cubano-americano (della cui esistenza nessuno al Granma sapeva nulla. Il Granma non avrebbe mai mandato lei in viaggio in Messico se avesse saputo che aveva una relazione sentimentale stabile con un ragazzo di Miami, visto che questo avrebbe aumentato le probabilità di diserzione).

 

Cosa dovremmo pensare di questa ragazza di 28 anni campionessa di ipocrisia? Che ha reso la vita dei suoi colleghi impossibile in nome di una presunta rivoluzionarietà, solo in vista della sua personalissima fuga? Il sistema l’ha obbligata a diventare così, o lei è un’opportunista di bassa lega che non merita la nostra solidarietà?

Questa è stata la domanda che mi sono fatta centinaia e centinaia di volte a Cuba ogni volta che mi si è presentata una situazione simile (cosa che è successa spesso!) e alla quale non so ancora darmi una risposta…