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Cubareale - Niki

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Una Noche , Cuba e la voglia di fuggire

04.12.2012 16:33

 

 

Elio (Javier Núñez Florían) e Lila (Anailín de la Rúa de la Torre) protagonisti del film “Una Noche”

 

In concorso al Torino Film Festival

 

In un’Avana decadente ma vitale,

tre giovani vogliono lasciare

l’isola per inseguire i loro sogni. L’inglese Mulloy ha scelto attori

non professionisti: «Nel film

non c’è spazio per la politica»

FILIPPO FEMIA (AGB)

TORINO

Novanta miglia. E’ la distanza che separa Raul (Daniel Arrechaga) dal suo sogno: fuggire da Cuba e raggiungere Miami alla ricerca del padre mai conosciuto. Insieme a lui, su una zattera assemblata con oggetti rubati, partiranno Elio (Javier Núñez Florían) e Lila (Anailín de la Rúa de la Torre), sorella gemella di tre anni più vecchia. “Una noche”, dell’inglese Lucy Mulloy in concorso al Torino Film Festival, è un’anomala avventura di formazione ambientata a L’Avana. 

Il film, finanziato tra gli altri da Spike Lee, è imperniato sul rapporto tra Lila, timida adolescente, e il gemello Elio: inseparabili, fino a quando non compare Raul. «Credevo che niente potesse separarci», dice la voce narrante della giovane. Presto Elio si trova infatti rapito dal progetto di fuga dell’amico, braccato dalla polizia dopo aver aggredito un turista. Lila non li lascerà fuggire, salendo sulla zattera che crea un bizzarro triangolo. «Il sesso è un tema centrale: esibito nel caso di Raul che lo utilizza sfacciatamente per nascondere le sue debolezze (l’Aids ereditata dalla madre prostituta, ndr). Tabù per Lila. Represso per Elio, che non ammette la sua omosessualità», spiega la regista. 

Per il suo primo lungometraggio, che ha conquistato tre premi al festival di Tribeca, la Mulloy ha scelto attori non professionisti: la loro spontaneità non danneggia mai la sceneggiatura. «Ho lavorato con loro per più di un anno dopo un maxi-casting di oltre duemila persone. Si sono abituati gradualmente alla macchina da presa: alla fine conoscevano il copione a memoria ma hanno anche saputo improvvisare», racconta. 

Nonostante l’ambientazione, il film non indugia in analisi politiche. Di Che Guevara o altre icone rivoluzionare o dei dissidenti nessuna traccia: «Credo che a nessuno interessi la mia visione su Cuba. Vorrei che ogni spettatore prendesse quello che gli piace di più del film e lo utilizzasse come spunto di riflessione», dice la Mulloy. 

Lungi dal restare sullo sfondo, L’Avana assurge ad autentico “personaggio”: decadente ma vibrante, povera ma coraggiosa, disincantata ma vitale. «E’ una città unica, mai uguale a se stessa e sempre in movimento: un’esplosione di sentimenti estremi e contrastanti», spiega la regista. Con tutta la sua fauna umana: i giovani perdigiorno che cantano reggaeton, le prostitute anziane e i venditori illegali di sigari. Ma a volte la città oscura i prtotagonisti, la cui psicologia in alcune occasioni è tratteggiata frettolosamente.

Preziose, poi, le sequenze di stampo documentaristico che catturano gli scorci più spettacolari e vitali della capitale cubana: «Spesso, nel bel mezzo della giornata, ci trovavamo a puntare all’improvviso la macchina da presa verso una scena unica». Ma “La Noche” del titolo rivelerà i risvolti tragici e beffardi del destino.

 

PS-(ndr) Due dei protagonisti del film, alla presentazione a Miami, sono fuggiti dalla delegazione ufficiale per chiedere asilo politico.