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Se Fidel "intervista" Benedetto

29.03.2012 09:15

 

Storico incontro tra Ratzinger e il padre della rivoluzione. Castro tempesta di domande il Pontefice: “Come fa a fare ancora il suo lavoro?” “Sono anziano, ma ce la faccio” risponde il Papa

GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A L'AVANA

 

Alla fine c'è stato il "faccia a faccia" più atteso e controverso, quello tra Benedetto XVI e Fidel Castro (giubbotto scuro, collo coperto, sorretto da moglie e figli). Due quasi coetanei, vicino agli 86 anni l'uno, a tre settimane dagli 85 l'altro, ma con storie personali che più diverse non potrebbero essere. "Ora che non ho più responsabilità di governo, passo il tempo a leggere e riflettere. Lei come fa a svolgere ancora il suo servizio?", chiede a bruciapelo il Comandante al quasi coetaneo Joseph Ratzinger che non esita:"Sono anziano ma riesco ancora a svolgere il mio dovere". Una frase secca che azzera mesi di voci di dimissioni.

L'incontro non fornirà materiale per la propaganda castrista né indebolirà la battaglia dei dissidenti, come temuto dal Financial Times. Prima di ripartire per Roma, Joseph Ratzinger ha ricevuto Fidel Castro alla nunziatura apostolica dell'Avana come gesto di umiltà e dialogo, nell'interesse della Chiesa cubana perseguitata da mezzo secolo. Un segno di rispetto per i fedeli oppressi, non di omaggio a un despota al tramonto. Da una parte il "lider maximo" della Revolucion cubana, rimasto al potere per quasi 50 anni, dal 1959 al 2008, prima di passare definitivamente la mano al fratello a causa della malattia. Dall'altra un ex professore di teologia, che in quel 1959 era un giovane docente a Bonn, e che la vita ha portato sette anni fa a diventare il capo della Chiesa universale. Il rivoluzionario ateo giunto al termine della sua vita è apparso interessato a questioni religiose e ha "interrogato" il successore di Pietro. Ha seguito in tv la visita e ha notato variazioni nella liturgia rispetto a quando era giovane. Il Papa gli spiega come è cambiata la messa.

Poi Fidel si rallegra per la beatificazione di Wojtyla e di Madre Teresa, "benefattrice di Cuba per la quale provo venerazione". Chiede al Pontefice libri sulla fede e ne riceve tre medaglie commemorative del pontificato e la promessa di futuri consigli di lettura.

Quindi si è informato sul "mestiere" di Pontefice e sulle finalità dei viaggi papali. A quel punto la conversazione si indirizza verso problemi generali: crisi, ruolo della scienza, ambiente. Incontrandosi oggi all'Avana, Fidel Castro e papa Joseph Ratzinger hanno rinnovato l'emozione e la storica stretta di mano dell'incontro nel gennaio 1998 dell'allora presidente cubano con Giovanni Paolo II. Prima, nel novembre del 1996 era stato Fidel Castro ad arrivare a Roma, in occasione dell'incontro mondiale della Fao, e in quell'occasione si recò in Vaticano per incontrare papa Wojtyla. Il 21 gennaio del 1998 Giovanni Paolo II contraccambiò la visita e andò a Cuba. Tra l'altro, pochi giorni prima del suo arrivo, Castro, per un accordo preesistente, liberò 106 detenuti, che comparivano in una lista di 260 nomi consegnatagli dal segretario vaticano Angelo Sodano. Fidel ricevette Giovanni Paolo II con tutti gli onori, rinunciando alla sua famosa divisa militare per indossare giacca e cravatta.

La stretta di mano tra Benedetto XVI e il "lider maximo" ha segnato il vertice emotivo e simbolico della missione papale in America Latina. Un momento privatissimo, fuori dal protocollo ufficiale. Vis-à-vis il Papa teologo e il padre della rivoluzione cubana, gravemente malato. Il vicario di Cristo e l'ex studente del collegio dei Gesuiti che per mezzo secolo ha cancellato il Natale e bandito Dio da una terra d'antica radice cristiana. Uno scambio di battute durato mezz'ora tra due universi opposti: il lupo e agnello, il persecutore dei cattolici e la loro guida.L'incontro con Fidel Castro, 14 anni dopo la storica stretta di mano di Wojtyla, è avvenuto alle 12.30 locali (le 19.30 in Italia) nella Nunziatura apostolica ed è durato circa mezz'ora.

 

Poco prima, celebrando la messa in piazza della rivoluzione (con Raul Castro in prima fila e 300mila persone sotto la gigantografia di Che Guevara e la scritta "Hasta la victoria siempre!") il Papa aveva scandito:"Non c'è libertà se non si rispettano verità e dignità dell'uomo. Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti". Nessuna debolezza verso il regime, ribadiscono nel seguito papale. Il saluto al "lider maximo" non è la benedizione di un dittatore in fin di vita, ma un segno nell'interesse di una comunità di fedeli assetata di libertà.

Anche ieri, retate di oppositori, Oswaldo Paya e altri dissidenti bloccati in casa dalla polizia. "Hasta siempre, Cuba, Dio benedica il tuo futuro", si congeda dall'Avana Benedetto XVI. Come già Wojtyla, condanna l'embargo Usa, ma non fa sconti al governo cubano sui diritti civili. "La situazione risulta aggravata da misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese e che pesano negativamente sulla popolazione",riconosce. Il "bloqueo" non ha raggiunto risultati utili e ha accresciuto le difficoltà della gente. Perciò Ratzinger auspica che Cuba diventi "la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano giustizia, libertà, serena fraternità". Vanno eliminate "posizioni inamovibili".

Piazza della Rivoluzione, scenario tradizionale delle lugubri adunate armate castriste in stile sovietico, sembrava una kermesse cattolica, una Gmg caraibica scandita da canti religiosi e ragazzi delle parrocchie con le chitarre in braccio invece dei fucili. "Solo Cristo può disperdere la tenebra dell'errore. Siate testimoni della carità che risponde al male con il bene", raccomanda. I credenti si sono messi in marcia alle tre di notte dalle campagne attorno alla capitale e hanno pregato in processione dalla cattedrale. Sono i veri fedeli cubani, non quelli portati in autobus dal regime in cambio di due giorni di ferie dal lavoro. E' per loro che il Pontefice ha citato il modello biblico dei "tre giovani che, perseguitati dal sovrano babilonese, preferiscono affrontare la morte bruciati dal fuoco piuttosto che tradire coscienza e fede".

Poi un monito per la dittatura:"Dio non abbandona mai i suoi figli alla morte e al nulla". La verità "redime ed onora". I cattolici "non si lavano le mani come Pilato e non lasciano correre il fiume della storia senza compromettersi". Senza la scorciatoia del fanatismo:"Chi agisce irrazionalmente non è discepolo di Gesù". Il grido di libertà del Papa squarcia la coltre. "La dignità inviolabile dell'essere umano prevalga su ciò che ci opprime". Quando mette in risalto il diritto alla libertà religiosa, "la Chiesa non reclama privilegi, pretende solo di essere fedele al mandato di Cristo".