Da https://www.cubaencuentro.com/
L’ultimo scandalo, quello di Glenda Murillo Diaz che passo la frontiera dal Messico per stabilirsi negli Stati Uniti, da legna per altri fuochi.
Nel 1992 Fidel Castro Diaz Balart, "Fidelito", fece uno scivolone che gli costò caro: nel pieno di una bevuta con gli amichetti dell' Avana si vantò di essere «un grande fisico nucleare, non soloa Cuba ma in qualunque altro Paese». La frase non tardò ad arrivare all' orecchio di Fidel: il giorno dopo Fidelito fu esautorato da ogni incarico in seno all' onnipossente Commissione per l' Energia Nucleare. Si passò sopra ai bagordi, allo sperpero di risorse pubblichee persino alle orge.A livello interno si disse, per spiegare la sua estromissione, che si era spinto «fino al limite dell' illegalità». Ma in quanto figlio di Fidel Castro riuscì almeno a evitare il carcere. Da quel momento, lo scettro di figliolo favorito passò ad Antonio Castro Soto del Valle, tenuto sotto controllo dal ferreo matriarcato imposto da Dalia, ultima moglie di Fidel: non sembra che abbia mai fatto riferimento all' esercizio delle sue capacità di ortopedico sotto altri cieli. Ma un' esperienza in questo senso era toccata a Douglas Rudd y Molé, uno degli eroici piloti della Baia dei Porci: molto prima della sparata di Fidelito, aveva detto qualcosa di analogo: «Io potrei fare il pilota di un MiG-21 a Cuba come di un Concorde in Francia». Dato che non era figlio di Fidel Castro, fu condannato a 30 anni di carcere. Ma per i tribolati figli di papà dei nostri giorni la situazione è diversa. Si tratta di una generazione più fortunata, almeno dal punto di vista delle connessioni internazionali. Si pensi al caso di Alina Fernández, la famosa «figlia ribelle» di Fidel, fuggita dall' isola con tanto di parrucca e passaporto falso. L' ultimo scandalo, quello di Glenda Murillo, potrebbe dare adito ad altre considerazioni. Si è detto: «Un' altra figlia ha fatto il salto», commettendo però un' imprecisione, dato che a essere figlia della Rivoluzione non era lei, bensì suo padre. Dovremmo dunque parlare non di una figlia, ma di una nipote. La quale è comunque entrata a far parte di un gruppo in via di espansione, che si augura due cose: innanzitutto una viscerale, formidabile lotta per il potere all' indomani della scomparsa dei papà. Ma anche una prospettiva più sorridente: quella di una rapida e facile intesa tra chi rimane e chi approda alle spiagge del capitalismo: in definitiva, sono gli stessi.