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Le riforme a Cuba: due passi avanti e uno indietro

04.01.2013 09:58

 

Un reportage di El Pais da Cuba racconta come sta cambiando l'isola. Le disuguaglianze crescenti tra zone rurali e urbane sono in contraddizione con le frasi trionfalistiche del governo

di Redazione 03/01/2013

 

Un viaggio per le strade dell'Avana in questo inizio 2013 mette in mostra alcune differenze interessanti rispetto a un anno fa. Un reportage di El Pais da Cuba racconta come sta cambiando l'isola. I mercati contadini sono meglio forniti, anche se i prezzi sono quasi raddoppiati. I ristoranti privati ​​spuntano come funghi, e anche le caffetterie seguono lo stesso rend. Molte case hanno affisso il cartello "in vendita" e molte famiglie preparano i bagagli, aspettando che entri in vigore la nuova riforma dell'immigrazione. Per alcune persone il portafoglio si è ingrossata, mentre per altri l'unica cosa che è cresciuta è la crisi. I contrasti sono aumentati a Cuba.

L'attuale processo di riforme economiche dell'isola, chiamato dal governo “actualización del modelo” si propone di promuovere la produzione nazionale per ridurre le importazioni, ma mantiene il controllo dello stato e la pianificazione centrale. I suoi principali risultati sono stati l'usufrutto di terreni incolti, la diffusione del lavoro autonomo e la cooperativizzazione di stabilimenti statali. Restano in sospeso l'obiettivo dell'eliminazione della doppia valuta, la fine del sistema di razionamento e l'aumento dei salari che non coprono i bisogni primari (in media lo stipendio mensile equivale a 15 euro). Per una vita dignitosa molti lavoratori si indirizzano ad altre attività emergenti, molti delle quali illegali e legate al settore del turismo.

Tra le più coraggiose azioni intraprese dal governo di Raul Castro c'è l'autorizzazione alla vendita delle abitazioni, pratica vietata da decenni.  La mossa ha causato un vero e proprio shock. Ne sono derivate la speculazione e i prezzi stratosferici. E' stata una grande novità per generazioni e generazioni di cubani che si erano rassegnati a vivere condividendo gli spazi con i nonni e i genitori. Tuttavia, nella maggior parte dei casi coloro che sono riusciti a comprare una casa lo hanno potuto fare grazie alle rimesse dei familiari all'estero, grazie a redditi da lavoro autonomo o grazie all'utilizzo improprio di fondi statli. L'illegalità a Cuba non è scomparsa. Anzi.

La lotta contro la corruzione sembra una battaglia persa. Pochi giorni fa la Contralora General de la República, Gladys Bejerano, ha dichiarato che tra le imprese statali controllate, nel 72% dei casi era stata riscontrata una "mancata completezza nei sistemi di controllo." Raul Castro ha ridotto il numero monster di ministeri ereditato da suo fratello. I casi di prigionieri o funzionari sotto inchiesta sono all'ordine del giorno, ma non è stata perseguita una politica di trasparenza, soprattutto quando nelle irregolarità sono stati coinvolti alti dirigenti del Partito comunista.

Il piano di razionalizzazione che avrebbe potuto portare da 500.000 a 1,3 milioni di licenziamenti tra i lavoratori statali è stata posticipato. Il tenore di vita dei cubani non è  migliorato. I piatti sulle tavole a L'Avana e le tasche mostrano meglio di qualsiasi analisi statistica come le riforme di Raul Castro sono state insufficienti.

La scarsità di prodotti di prima necessità, i prezzi gonfiati e le disuguaglianze crescenti tra zone rurali e urbane sono in contraddizione con le frasi trionfalistiche del governo. E' innegabile l'impoverimento ulteriore della popolazione afro-cubana, che ha meno accesso alle rimesse e ai posti di lavoro nel turismo. La Cuba delle differenze sociali non può essere nascosta dagli slogan politici. Il 2013 ha raggiunto l'isola tra la speranza portata dalle politiche di flessibilità e la frustrazione per la lentezza delle riforme. Fonte: El Pais