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Un ricordo della primavera nera.

19.03.2013 16:17

 

 

 

YOANI SANCHEZ

19 marzo 2013

 da El Nuevo Herald (articolo in spagnolo)

traduzione a cura di Yordan Fuentes De Arnaiz della redazione di Nuovacuba

La nota blogger cubana Yoani Sánchez ha concluso domenica scorsa, la sua partecipazione di tre giorni ad un seminario relativo a  tecnologie e informazione svoltosi a New York, ricordando l’impatto della Primavera Nera, un’ondata di arresti di massa verificata a Cuba un decennio fa.

“Vorrei rendere omaggio e ricordare quei giornalisti indipendenti, attivisti e oppositori pacifici. Loro crearono un percorso che noi continuiamo ora”, ha detto la Sanchez, “Fecero un’opposizione della quale ci sentiamo eredi nonostante tutta la censura e la repressione”.

 Sánchez,  37 anni, ha sottolineato che durante la Primavera Nera il clima politico non solo era altamente incrinato ma anche complesso. Il movimento di dissidenti aveva scarse possibilità di condividere informazioni con il mondo.

“Erano momenti nei quali le reti sociali in internet non esistevano, non c’erano delle pen drive ed era impossibile avere un computer”, ha rimarcato la Sánchez.

I processi sommari e le pene detentive nel 2003 contro gli oppositori arrestati segnarono un capitolo nuovo nei richiami della comunità internazionale e nella dissidenza interna riguardo allo stato dei diritti umani. L’accaduto ha incoraggiato le madri e le mogli dei prigionieri politici ad organizzare un fronte comune, le note Damas de Blanco. Il gruppo ha reclamato la liberazione dei detenuti.

Sánchez ha affermato che le campagne e le richieste dei cittadini hanno adesso una marcia in più con la tecnologia, i telefoni cellulari e i servizi come Twitter, per menzionarne alcuni.

“Molti giornalisti indipendenti e attivisti pacifici che iniziarono la loro opera in modo molto precario, hanno scelto il blog, ad esempio, come strumento del loro lavoro per fare conoscere programmi e iniziative per la raccolta di firme”  ribadì la Sánchez. Ha menzionato la Demanda Ciudadana (Petizione cittadina) e le richieste della opinione pubblica internazionale per la scarcerazione di Calixto Martínez, un collaboratore delle agenzie di notizie non governativa Hablemos Press, con sede a L’Avana.

La Demanda Ciudadana richiede a Castro che ratifichi i patti dei diritti politici e civili delle Nazioni Unite firmati nel 2008. I dissidenti hanno consegnato formalmente la Richiesta all’Assemblea Nazionale (ANPP). Tra i punti si esige un quadro giuridico  e politico per favorire la discussione di idee e di soluzioni per la  crisi interna.”

“Ho avuto in sorte il vivere a Cuba, e quindi ho un impegno nei confronti  della realtà in cui vivo. Tuttavia, non è una difesa che si circoscrive ad un solo luogo geografico poiché è una condizione di responsabilità civica,” ha asserito la Sánchez. “è molto importante fare dell’iniziative di trasformazione della legge ed esigere degli spazi pubblici concreti nel proprio paese.”

Negli ultimi mesi la pressione del dissenso pacifico nel denunciare gli abusi e le mancanze di garanzie a favore dei cittadini  è rimasta forte a discapito della politica di non tolleranza delle autorità cubane.

Nel giorno di chiusura, la Sánchez e i relatori come lo scrittore e blogger Orlando Luis Pardo Lazo hanno fatto riferimento alle strategie del governo cubano indirizzate alla conservazione di una cultura della paura nella società civile.

“La Seguridad del Estado (organo di repressione interna) si è specializzata nella creazione di intrighi e falsi scontri”, appuntò la Sánchez “La cosa peggiore è che quando abbiamo lasciato Cuba il più delle volte ci portiamo quella paura nella valigia. All’estero ho trovato dei cubani che mi parlano sussurando.”