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Cubareale - Niki

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La Riforma Migratoria Cubana . pirma e dopo

17.01.2013 13:37

 

da:  https://unitalianainecuador.wordpress.com/

Lunedì 14 gennaio è finalmente entrata in vigore la riforma che tutta Cuba stava aspettando almeno da 20’anni: quella Migratoria.

Prima i Cubani che volevano uscire dall’Isola dovevano sottoporsi ad una serie di machiavelliche procedure e richiedere documenti assurdi in un sistema votato a scoraggiare, quando non esplicitamente impedire, l’uscita dei cittadini dall’Isola. L’incubo dei Cubani era particolarmente legato alla lettera di liberazione che tutti i professionisti dovevano ottenere dai loro datori di lavoro o dai Ministeri competenti (i quali avevano precisi ordini di negarla a tutti quanti ne facessero richiesta, o di posticiparne il rilascio a tempo indefinito facendo diventare pazzo il povero richiedente). Un mio alunno di italiano sull’Isola, Jorge Félix, la stava aspettando da oltre tre anni, durante i quali, proprio come punizione per averla richiesta, gli era successo di tutto nel lavoro, dal cambio di dipartimento ad uno molto peggiore, a diverse ritorsioni, come il lavoro obbligatorio tutti i fine settimana. Per fortuna il Cubano non si perde mai d’animo, e attualmente lui si trova in Italia!

Questo vale per i professionisti che non siano di utilità pubblica, mentre per gli sportivi, i professori, e i medici la cosa è molto diversa: loro devono chiedere la liberazione con anni di anticipo, e smettere di esercitare la loro professione rinunciando al loro status almeno 5 anni prima del momento in cui usciranno. Si tratta di un sistema che Cuba usa per scoraggiare la fuga di cervelli…mi chiedo cosa succederebbe da noi se in Italia si facesse la stessa cosa, e se tutti i vari intellettuali da strapazzo che negli anni si sono cimentati nella difesa di Cuba (e vivono all’estero) sarebbero stati disposti a rinunciare al loro titolo pur di lasciare l’Italia. Ma come si sa, siamo molto più disposti ad accettare le limitazioni alle libertà, quando queste interessano gli altri, e non noi!

A tutti i documenti che richiedeva Cuba, si aggiungevano poi quelli che richiedevano le singole Ambasciate, notoriamente poco propense a ricevere immigrazione dai Paesi in Via di Sviluppo. Tra questi, oltre al visto, la tanto temuta Carta de Invitaciòn, una lettera che il ricevente depositava nel Consolato nella quale dichiarava di avere la volontà e le condizioni economiche per invitare una persona e provvedere alle sue spese. Assieme alla Carta andava depositata copia del proprio estratto conto fideiussione bancaria nella quale la Banca si impegnava a prestarti una certa cifra di denaro nel caso in cui tu ne avessi avuto bisogno.

Adesso la procedura è cambiata, ma non si capisce fino a che punto. Non esiste più la liberazione per i cittadini che non esercitano professioni di interesse pubblico. Ma in uno Stato il cui 95% dei cittadini è laureato questo potrebbe voler dire tutto e niente! Il medico dell’ambulatorio è di interesse pubblico? L’insegnante delle elementari? Il professore universitario? Cuba sta cercando di liberarsi di quei pochi che hanno deciso di non studiare e di vivere di prostituzione ed illegalità, come ha fatto varie volte nel passato favorendo l’emigrazione di ex galeotti ed omosessuali (quando l’omosessualità era reato!)?

Nel frattempo l’Isola è in fermento, e i cittadini stanno vendendo tutto quello che possono nella speranza di racimolare i soldi sufficienti al viaggio.Ovviamente gli Stati di destinazione più ambiti sono quelli che non richiedono neppure il visto, come l’Ecuador, per esempio, che si sta preparando ad un’invasione di Cubani. Gli stessi Cubani che già vivono qui sono scettici al riguardo: cosa succederà quando cominceranno ad arrivare centinaia di persone senza un soldo e disperate, e nella totale assenza di un piano di assistenza sociale e di accoglienza del Governo (che, anzi, rende la vita degli stranieri impossibile)? I Cubani già non godono di buona fama, proprio perché è stata storicamente incentivata l’emigrazione di delinquenti e gente umile, che una volta all’estero ha continuato a fare quello che ha sempre fatto a Cuba: rubare. Cosa avverrà ora? Una volta arrivati i Cubaniche a Cuba non hanno più nulla perché hanno venduto tutto, cosa faranno con il loro visto di turismo che viene rilasciato a tutti, ma che non ti permette né di studiare, né di lavorare, né di richiedere documenti?

La mia amica Monika, cubana medico generale che vive in Ecuador da 4 anni, è tuttavia speranzosa. Lei era stata in una Missione in Guatemala anni fa, e per questo le era stato difficile ottenere la lettera di liberazione che le permettesse di viaggiare in Ecuador! Una volta arrivata qui, ha deciso di rimanerci, guadagnare in dollari e così aiutare suo figlio rimasto a Cuba con i nonni, adesso 15enne. Come punizione, il Governo cubano le ha tolto tutti i suoi diritti di cittadina, negandole anche la possibilità di tornare a Cuba anche solo come turista! Ormai residente in Ecuador, spera che questa riforma le permetta almeno di poter far uscire suo figlio, che ormai non vede da 4 anni. Ma ieri ha scoperto che proprio l’Ecuador ha deciso di re-inserire la Carta de Invitaciòn per cercare di arginare l’ondata di Cubani in arrivo.
Ora bisogna capire come funzionerà la nuova Carta: chi potrà invitare? I residenti o i cittadini? Che requisiti chiederanno? Quanti soldi bisognerà avere? Ovviamente tutto questo non farà altro che incentivare il già fiorente mercato che vive alle spalle della migrazione, con funzionari che ti rilasciano documenti solo dietro laute ricompense, e cittadini che si prestano a scrivere Carte di Invitaciòn per il doppio del loro valore.

Da che mondo è mondo, la disperazione è il motore dell’economia.