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Il lusso a Cuba

26.03.2013 18:15

 

ALEJANDRO ARMENGOL. 

26 marzo 2013

El Nuevo Herald

 

traduzione/adattamento e riduzione a cura di Yordan Fuentes De Arnaiz della redazione di Nuovacuba

 

Il lusso sembra essere tornato sull’isola, non solo come parte dei privilegi della classe politica, ma anche per il diletto di alcuni privati ​​cittadini che per arricchirsi si approfittano, sia dei piccoli cambiamenti nel paese sia del caos imperante. Eppure vale la pena chiedersi se si tratta di un passo avanti nel ritorno al capitalismo o solo una situazione temporanea, che più che un segno di cambiamento è un indicatore d’insicurezza sociale ed economica.

Una notizia dell’agenzia di stampa AFP ha commentato che il lusso riappare timidamente a Cuba, dopo mezzo secolo di egualitarismo e di austerità, grazie alle riforme economiche del sovrano Raúl Castro.

L’informazione riferisce che per le strade dell’Avana girano Audi, Mercedes Benz, BMW e Hummer che appartengono a privati cittadini. Aggiunge che ci sono ristoranti che vendono piatti a base di tartaruga o cervo, che non sono elencati nella carta, perché la loro vendita è illegale, ma che vengono offerti ai clienti abituali. Inoltre descrive l’esistenza di palestre che fanno pagare ai loro membri una somma annuale di almeno 700 dollari, così come la possibilità di trascorrere la luna di miele in un hotel a cinque stelle.

Nelle palestre degli alberghi a cinque stelle dell’Avana, ora solo la metà degli utenti sono ospiti stranieri.

“Tra i soci, ci sono più cubani che stranieri” residenti, ha dichiarato all’AFP il personal trainer di una palestra di una catena alberghiera spagnola.

Negli alberghi ci sono anche lezioni private di tennis (da dieci a quindici dollari l’ora), alle quali partecipano sempre più cubani, adulti e bambini, e non solo ospiti stranieri.

L’offerta di questi stabilimenti non è più esclusivamente rivolta a stranieri, ma anche ai cubani più ricchi con abbastanza soldi per questi lussi, secondo gli standard di Cuba.

È possibile che in alcuni casi si tratti di soldi provenienti da Miami, che arrivano sia attraverso le rimesse o attraverso visite dei parenti, dove è comune per chi viene dall’estero di cogliere l’occasione per portare i loro familiari sull’isola a ristoranti ed alberghi che sarebbero fuori dalla loro portata.

Tuttavia, nonostante la mancanza di dati concreti, il volume d’affari indipendente dallo Stato e il lavoro autonomo, permettono di affermare che nella sfera privata si stanno già producendo storie di successo in cui i guadagni superano il livello della sopravvivenza e consentono l’accumulazione del capitale.

La domanda è se il regime dell’Avana permetterà la continua crescita di questo settore, con il solo freno delle imposte fiscali eccessive e le ispezioni ripetute, forme di controllo che di solito sono raggirate a causa della corruzione nel paese.

In questo senso, questi indicatori riguardanti il lusso – che in molti casi non vanno oltre il livello aneddotico e non sono ampiamente diffusi, il che non impedisce loro di essere un indicatore d’inizio del cambiamento sociale – sarebbero anche un segno di sfiducia e d’insicurezza : un vivere alla giornata, senza prospettive.

In pratica, a Cuba ci sono due modelli concorrenti di sopravvivenza. Da un lato l’economia socialista classica, che unisce la proprietà statale con il coordinamento burocratico, non importa quanto disfunzionale sia il suo operare. D’altra parte, un’elementare economia capitalista, che collega la proprietà privata con il coordinamento di mercato.

Uno degli aspetti negativi della miscela di entrambi i sistemi nella medesima nazione è l’aumento dello spreco di risorse. Mentre un settore privato vive costantemente minacciato in un sistema socialista, allo stesso tempo si beneficia di un aumento relativo del reddito, per essere in grado di soddisfare facilmente le esigenze che non sono coperte dal settore statale.

Tuttavia, molti di questi lavoratori autonomi e dei proprietari di ristoranti e caffè non sono motivati ​​a accumulare ricchezza e dare a esse un uso produttivo, perché l’esistenza prolungata della loro azienda è alquanto incerta. Come risultato, molti usano il loro reddito, per migliore le loro condizioni di vita attraverso il consumo eccessivo.

Quest’atteggiamento, non è diverso da quello del burocrate, che conosce che i suoi privilegi e l’accesso ai beni e servizi dipendono dal loro incarico.

Anche se alle agenzie di stampa piace inviare delle notizie che parlano del miglioramento quasi quotidiano delle strutture private ​​più visibili, in particolare dei ristoranti noti come “paladares”, quello che prevale nell’isola sono attività proprie di una economia informale, in cui prevale la sopravvivenza, insieme ad altri illeciti legati al mercato nero e alla corruzione.

Resta da vedere se queste timide dimostrazioni di quello che potrebbe essere considerato lusso per la maggior parte dei cubani, daranno un contributo allo sviluppo del capitalismo o rimarranno come un semplice sfoggio del momento.